Se chiedessi chi è Lucio Corsi sono certo che in molti rispondereste: E’ il ragazzetto che si è classificato secondo a Sanremo. Tutto qui? Direi che c’è dell’altro. Intanto, non è manco tanto ragazzetto perché quest’anno compirà 32 anni, poi fa musica a ottimi livelli da un decennio e ha partecipato come attore a Vita da Carlo 3 dove in un finale alternativo, opportunamente diffuso in queste ore, ha “profeticamente” vinto Sanremo col brano “Tu sei il mattino”. Perché allora non lo conoscevamo bene tutti, occorreva Sanremo? Sì, ma solo in parte. E’ indubbio che durate le giornate della famosa kermesse canora si fermi tutto, sembra che null’altro accada o abbia importanza. Guerre sospese, crisi inesistenti, omicidi e violenze non pervenuti, anche la salute del Papa stazionaria. Tutti lo guardano o comunque sanno parlarne. Se dunque canti a Sanremo ti colori all’istante di notorietà, ma (c'è un ma) solo se incontri i gusti del pubblico. Sanremo negli ultimi anni ci ha distratti (anche perché lo volevamo) con look aggressivi creati per accompagnare messaggi rabbiosi foderati di musica non sempre all’altezza, ma oggi il pubblico sta ritrovando il gusto dell’equilibrio e questo ha fatto la differenza per Corsi. Vero, anche in Corsi troviamo abbigliamento, testi e musica fuori dal comune, ma tutto è proposto con una piacevole patina bianca in viso, senza polemica o accuse, con garbo, delicatezza e rispetto. Una formula che piace tanto al pubblico attuale e tra l’altro, non è nemmeno nuova. Basta andare indietro agli anni 80/90. David Bowie ha utilizzato il trucco in volto per creare personaggi come Ziggy Stardust, che gli hanno permesso di esplorare diverse identità e generi musicali in modo ardito, ma facendosi sempre amare da tutti. I Kiss dipingevano il volto per creare alter ego iconici, trasformandosi in fantasiosi personaggi fumettistici. Peter Gabriel, nei suoi show, ha fatto un uso teatrale di maschere e make up per raccontare storie e creare immagini forti. Chi non lo ricorda proprio a Sanremo saltare da una parte all’altra del palco travestito da scimmia, agile come se lo fosse davvero. La possente onda d’urto dell’evento mediatico che inchioda l’Italia allo schermo ogni anno ha quindi solo accelerato il viaggio verso il successo di Lucio Corsi, ma la meta era garantita dalla genuinità del messaggio e la coinvolgente modalità con cui è stato confezionato e servito, amati dal pubblico di oggi proprio come ai tempi dei Kiss, Bowie e Gabriel. Anche per la musica vale dunque la teoria vichiana dei corsi e ricorsi storici per cui l'umanità passa dal senso alla fantasia e alla ragione e poi, corrompendosi, ricade in basso, nello stato selvaggio, per riprendere quasi per incanto il processo ascensivo ed iniziare il ricorso della civiltà. Ora con Corsi (e quelli come lui) la musica italiana ricomincia a salire.